Quel dolce profumo dal sentore affumicato, come la madeleine di Proust, accende nella nostra mente i ricordi delle passeggiate autunnali, di un cartoccio giallo caldo tra le mani inguantate, delle storie dei nonni che una volta mica c’era tanta scelta, la carne si mangiava solo a Natale e le castagne si facevano seccare… Già, le castagne erano per la gente dell’Appennino Ligure e del basso Piemonte una vera e propria fonte di sostentamento. Si raccoglievano in autunno in boschi tenuti puliti e in ordine perché non ne sfuggisse nemmeno una, poi si facevano seccare perché durassero tutto l’anno e si potessero rendere al bisogno di nuovo morbide, bollite a lungo nell’acqua o nel latte. Vi si poteva ricavare anche una farina che serviva per preparare pasta fresca, le famose trofie, e dolci, come il castagnaccio che si possono ancora oggi gustare nei nostri territori.
Ma le castagne sono buone anche fresche, arrostite al forno o in padella, oppure bollite con o senza buccia e aromatizzate con alloro, rosmarino o finocchietto. Basta ricordarsi di inciderle prima di cuocerle, per evitare che esplodano una volta esposte al calore, e metterle in ammollo per una trentina di minuti per sbucciarle più facilmente. Le caldarroste si possono anche tenere in un cestino coperte con un panno per una decina di minuti per riuscire ad eliminare la buccia senza fatica.
Le castagne sono “buone” anche dal punto di vista nutrizionale: sembra che la natura ci voglia offrire un alleato per il cambio di stagione perché, con il loro apporto di carboidrati, amidi, minerali (magnesio, potassio fosforo) e vitamine B, sono un ricostituente naturale contro la stanchezza mentale e fisica.
Energia per il corpo, conforto per il cuore.
3 MODI PER CUCINARE LE CASTAGNE >
Proponiamo il link alla ricetta del castagnaccio, nella versione ligure, più sottile e croccante, o in quella piemontese, più spessa e morbida.